Ci è giunta la notizia dell’arresto di vari esponenti della classe dirigente in seguito alla maxi-inchiesta “Sistema” portata avanti dalla procura di Firenze e da quelle merde dei Ros. Ettore Incalza, dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici, è stato arrestato insieme al suo vice e agli imprenditori Stefano Perrotti e Francesco Cavallo per corruzione: sembra che Incalza decidesse a chi dovessero andare gli appalti riguardanti la costruzione delle grandi opere, spesso affidati allo stesso Perrotti.

Non ci interessa la questione legalitaria, portata avanti dai lacchè dello stato che vorrebbero un incremento della repressione e un maggior potere alla giustizia, che in questo momento storico secondo noi è l’organo che rappresenta la principale funzione dello stato, quella che mantiene l’ordine sociale e che finisce per andare sempre a svantaggio delle classi più emarginate della popolazione e di chi cerca di combattere il potere (basta guardare le operazioni repressive che gli stessi Ros hanno messo in piedi contro gli anarchici, utilizzando alcune città come veri e propri laboratori per la repressione sociale). Ciò che ci interessa è invece che tutti i nodi vengano al pettine: tra le grandi opere a cui si fa riferimento nell’inchiesta vi sono anche la Tav e l’Expo; ciò dimostra che lo stato, se da un lato imponeva queste opere mai volute per affermare il proprio dispotismo a discapito della volontà della popolazione, reprimendo con ingenti forze di polizia ogni tentativo di ribellione e di dissenso, dall’altro lato difendeva gli interessi privati dei suoi singoli componenti e dei loro complici. Per buona pace di chi sogna uno stato etico, una macchina perfetta, un paese dove le cose funzionino, una realtà sociale ordinata e pacificata, rispondiamo che esso non potrà mai esistere e, se pure esistesse, sarebbe la peggiore delle dittature, che finchè ci sarà qualcuno al governo, a decidere per tutti, egli farà sempre i propri interessi o quelli di chi l’ha portato lì, perpetuando un sistema gerarchico fondato sul dominio e sul controllo dall’alto, sulla delega e sulla disuguaglianza.

“Chi comanda fa sempre il comodo suo, e, sempre, sia per ignoranza, sia per malvagità, tradisce il popolo. Il potere fa montare il cervello in fumi anche ai migliori […]. Il comando degli uni educa gli altri all’obbedienza; e, se anche si potesse avere un governo buono, esso sarebbe più corruttore, più debilitante che un governo cattivo: e, durante il dominio suo o dei suoi immediati successori sarebbe più facile che mai un colpo di stato, che distrugga i miglioramenti acquisiti, ristabilendo privilegi e tirannie. […] i progressi sociali si compiono, quasi sempre, contro o malgrado il governo. […] Quelli che hanno maggiori capacità se lasciati in mezzo al popolo le eserciteranno a vantaggio del popolo; se messi al governo, non sentendo i bisogni del popolo, trascinati ad occuparsi più degli interessi creati dalla politica, cioè dal desiderio di reggersi al potere, che dei bisogni reali della società; corrotti dalla mancanza di emulazione e di controllo; distratti spesso dal ramo di attività in cui avevano una competenza reale per dettar leggi sopra cose in cui prima non avevano nemmeno inteso parlare, finiranno anche i più intelligenti ed i migliori col credersi di natura superiore, col costituirsi in casta e coll’occuparsi del popolo solo quanto basta per sfruttarlo e tenerlo a freno.” (Errico Malatesta)