Il castello Colonna è un castello medioevale edificato nella seconda metà dell’XI secolo sopra una preesistente fortificazione longobarda e restaurato nel XV secolo da Antonio Colonna (da cui il nome attuale), nipote del Papa Martino V. Nelle adiacenze di esso il comune di Eboli ha previsto la costruzione del centro polifunzionale “Casa del pellegrino”, il cui costo si aggirerebbe attorno ai sei milioni di euro, la cui finalità principale sarebbe supportare il turismo religioso attirato dal vicino santuario dei SS.Cosma e Damiano. Flusso religioso che riguarda un numero molto esiguo di persone e che si concretizza solo in occasione del giorno della festa dei suddetti santi: non tale, insomma, da giustificare una spesa così ingente. Inoltre, per quanto riguarda l’aspetto meramente tecnico dell’opera, numerosi pareri negativi sono arrivati da tecnici ed enti coinvolti nel progetto, preoccupati dall’impatto che i lavori di scavo avrebbero potuto avere anche sul vicino castello. Preoccupazioni poi concretizzatesi nel crollo di una delle torri, avvenuto il 9 Marzo, quando i lavori erano già in corso d’opera e da giorni anche i cittadini residenti nelle vicinanze si lamentavano delle vibrazioni nel sottosuolo provocate dagli scavi.

C’è stato un crollo dunque, e come da prassi dopo il crollo c’è un bel polverone in cui se non si aguzza bene la vista c’è il rischio di smarrirsi in un guazzabuglio di trasformismo politico, ostentato impegno civico che funge da copertura a vetrinette politiche, smanie di protagonismo di chi non ha mosso un dito per bloccare l’inizio dei lavori salvo poi versare lacrime di coccodrillo  e ergersi a paladino dell’aria fritta a cose ormai fatte, frotte di persone a farsi una passeggiatina come  forma di “protesta(?)”, costernate e affrante di fronte al “cadavere” della torre del castello. Un polverone mediatico in cui non è rimasta traccia dell’unica cosa davvero rivelante dal nostro punto di vista di anarchici.

E cioè che il castello Colonna è un carcere, e noi i carceri vorremmo vederli abbattuti tutti, una volta e per sempre.

Che il valore artistico e storico di un’opera viene sempre e comunque dopo i valori umani che da anarchici ci sentiamo in dovere di difendere,  e che quindi un edificio che serve  per opprimere e privare della libertà  degli altri esseri umani per noi non può avere alcuna valenza artistica o di altro tipo fin quando non venga destinato ad un uso diverso, compatibile con l’esercizio della libertà individuale che lo Stato tenta continuamente di schiacciare e reprimere.

Quello che vogliamo quindi è non solo che la fantomatica “Casa del pellegrino” non venga costruita, in quanto rappresentativa di un vero e proprio abuso di potere dello Stato nei confronti di una comunità locale, ma che oltre a ciò venga dismesso l’istituto penitenziario all’interno del castello e che quest’ultimo venga restituito alla comunità.

Ci è giunta la notizia dell’arresto di vari esponenti della classe dirigente in seguito alla maxi-inchiesta “Sistema” portata avanti dalla procura di Firenze e da quelle merde dei Ros. Ettore Incalza, dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici, è stato arrestato insieme al suo vice e agli imprenditori Stefano Perrotti e Francesco Cavallo per corruzione: sembra che Incalza decidesse a chi dovessero andare gli appalti riguardanti la costruzione delle grandi opere, spesso affidati allo stesso Perrotti.

Non ci interessa la questione legalitaria, portata avanti dai lacchè dello stato che vorrebbero un incremento della repressione e un maggior potere alla giustizia, che in questo momento storico secondo noi è l’organo che rappresenta la principale funzione dello stato, quella che mantiene l’ordine sociale e che finisce per andare sempre a svantaggio delle classi più emarginate della popolazione e di chi cerca di combattere il potere (basta guardare le operazioni repressive che gli stessi Ros hanno messo in piedi contro gli anarchici, utilizzando alcune città come veri e propri laboratori per la repressione sociale). Ciò che ci interessa è invece che tutti i nodi vengano al pettine: tra le grandi opere a cui si fa riferimento nell’inchiesta vi sono anche la Tav e l’Expo; ciò dimostra che lo stato, se da un lato imponeva queste opere mai volute per affermare il proprio dispotismo a discapito della volontà della popolazione, reprimendo con ingenti forze di polizia ogni tentativo di ribellione e di dissenso, dall’altro lato difendeva gli interessi privati dei suoi singoli componenti e dei loro complici. Per buona pace di chi sogna uno stato etico, una macchina perfetta, un paese dove le cose funzionino, una realtà sociale ordinata e pacificata, rispondiamo che esso non potrà mai esistere e, se pure esistesse, sarebbe la peggiore delle dittature, che finchè ci sarà qualcuno al governo, a decidere per tutti, egli farà sempre i propri interessi o quelli di chi l’ha portato lì, perpetuando un sistema gerarchico fondato sul dominio e sul controllo dall’alto, sulla delega e sulla disuguaglianza.

“Chi comanda fa sempre il comodo suo, e, sempre, sia per ignoranza, sia per malvagità, tradisce il popolo. Il potere fa montare il cervello in fumi anche ai migliori […]. Il comando degli uni educa gli altri all’obbedienza; e, se anche si potesse avere un governo buono, esso sarebbe più corruttore, più debilitante che un governo cattivo: e, durante il dominio suo o dei suoi immediati successori sarebbe più facile che mai un colpo di stato, che distrugga i miglioramenti acquisiti, ristabilendo privilegi e tirannie. […] i progressi sociali si compiono, quasi sempre, contro o malgrado il governo. […] Quelli che hanno maggiori capacità se lasciati in mezzo al popolo le eserciteranno a vantaggio del popolo; se messi al governo, non sentendo i bisogni del popolo, trascinati ad occuparsi più degli interessi creati dalla politica, cioè dal desiderio di reggersi al potere, che dei bisogni reali della società; corrotti dalla mancanza di emulazione e di controllo; distratti spesso dal ramo di attività in cui avevano una competenza reale per dettar leggi sopra cose in cui prima non avevano nemmeno inteso parlare, finiranno anche i più intelligenti ed i migliori col credersi di natura superiore, col costituirsi in casta e coll’occuparsi del popolo solo quanto basta per sfruttarlo e tenerlo a freno.” (Errico Malatesta)

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Castello Colonna

 

Crollo della torre del Castello Colonna.

Eboli, 08/03/2015

Il crollo  è avvenuto a causa dei lavori di scavo per la costruzione di una struttura ubicata nelle vicinanze, “La casa del pellegrino”. Nonostante da tempo fossero stati sollevati dubbi sulla legittimità e sull’utilità  della struttura, il consiglio comunale, nelle persone dei consiglieri Melchionda, Sgroia, Mazzini, Salviati, Rotondo, Taglianetti, Di Donato, Palladino, Marotta, Di Cosmo, Cillo, Del Masto, Lettera, Marra, Vecchio, Lamanna,Rizzo, La Brocca e Cariello, decise in data 31-07-2014, di dare inizio ai lavori.

 

 

” Possiamo adottare i sistemi che lo Stato ha predisposto per porre rimedio al male? Essi mi sono ignoti. Richiedono troppo tempo, il tempo necessario affinchè si spenga la vita di un uomo. Ho altri impegni a cui attendere. Non sono venuto a questo mondo soltanto per farne un posto comodo in cui vivere, ma per viverci, comodo o scomodo esso sia. Un uomo non deve fare tutto, ma qualcosa; e siccome non può fare tutto, non per questo è necessario che egli debba fare qualcosa di sbagliato. Non è affar mio presentare petizioni al Governatore o all’Assemblea Legislativa più di quanto non sia affar loro rivolgere petizioni a me; e se essi non ascoltassero la mia petizione, che cosa dovrei fare allora? In questo caso lo Stato non ha previsto alcuna soluzione: il male sta nella sua stessa Costituzione. ”

 

Henry David Thoreau – “La disobbedienza civile”

Stamattina abbiamo presenziato alla manifestazione in difesa della cristianità indetta da Fratelli d’Italia. Una manifestazione, come si poteva evincere dagli striscioni esposti, di stampo chiaramente razzista, che chiedeva l’espulsione degli immigrati, la chiusura delle frontiere e appoggiava ipotetici interventi armati per distruggere il terrorismo.

Come ci aspettavamo il quadro d’insieme era formato da una trentina di persone con qualche striscione e un gazebo. Quello che non ci aspettavamo era il massiccio schieramento di forze dell’ordine a “difesa” di quattro gatti che evidentemente si sono sentiti minacciati da chi voleva semplicemente esprimere un’idea diversa dalla loro.

Forze dell’ordine prontamente intervenute a vietarci l’esposizione di qualsiasi striscione e la distribuzione di materiale cartaceo dove era semplicemente esposto il nostro parere sul tema della manifestazione. Abbiamo continuato a distribuire il nostro materiale nei dintorni dell’area “blindata”, dialogando anche con molti extracomunitari residenti nella zona mentre loro hanno continuato a sbandierare i loro striscioni in quei pochi metri quadri dove si sono auto confinati e dove nessuno li ha chiaramente presi in considerazione.

A differenza di quanto erroneamente dichiarato dagli organizzatori, non è avvenuta nessuna carica forzata da parte delle forze dell’ordine che ci hanno solo verbalmente intimato di allontanarci (nonchè poi seguito mentre ci dedicavamo alla pericolosissima attività di distribuzione di materiale cartaceo) senza alcuna reale motivazione, dato che il contro-presidio si stava volgendo sulla sede stradale, che è dunque suolo pubblico, dove non dovrebbe essere impedita la manifestazione della libertà di pensiero in uno stato cosiddetto liberale

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CHI E’ GIOVANNI PASSANNANTE

Giovanni Passannante è stato un anarchico insorto alla monarchia per la repubblica in cambio della vita. Nato nel 1849 a Salvia della Lucania, suddito, povero, ultimo di dieci figli (di cui solo sei salvi) ,mendicante, pastore, domestico, cuoco, si trova fin dal principio dalla parte di un affollatissimo popolo di sfruttati e matura presto, dall’esperienza della miseria e della prepotenza del potere, un senso di rivalsa per le angherie subite che, con gli incontri mazziniani, anarchici e dell’internazionale, risuonerà in un rabbioso tentativo di rovesciamento di quell’infame struttura di sopraffazione legittimata nel regno d’Italia e nel papato. Licenziato perchè offre cibo agli affamati, arrestato perchè incita il popolo salernitano alla ribellione, continua a resistere alla violenza delle autorità finchè nel 1878 decide di restituirgli “un pò del suo terrore” attentando alla vita di re Umberto primo e della monarchia in nome della repubblica universale ; spogliato della sua giacca e del suo egoismo in cambio di un coltellino e della rivoluzione, colpisce di poco il braccio del sovrano; l’attentato fallisce, nonostante il suo eroico sentimento, il quale ben presto si muta in disperazione, condannato per “grazia” a rinunciare alla morte e per sempre ad attenderla alle catene di una cella sotto il livello del mare. Le condizioni in cui viene recluso, “sotto l’azione combinata dell’umidità e delle tenebre” sono così insoffribili da condurlo a finire nel manicomio di Montelupo Fiorentino nel 1910, stessa sorte imposta agli altri membri della sua famiglia, tutti morti nel manicomio di Aversa. Il giorno dopo l’attentato, a Pisa e a Firenze scoppiano bombe su cortei monarchci, nel resto e nel fuori dell’Italia si scrive e si marcia a sostegno di Passannante e di altri attentatori e ovunque fioccano arresti ed espulsioni. Nel 1897 Pietro Acciarito, anarchico, attenta ancora alla vita del re che ne riesce salvo e ancora condanna alla follia e alla morte. La reazione alla repressione e ai soprusi, giunti ed unificati nella monarchia nazionale del re Mitraglia, da parte degli asserviti, dei condannati, degli affamati, forgiata dal patimento di tutti i loro omonimi predecessori ed eccitata dai pensieri nuovi di uguaglianza, libertà e fraternità, trova nella storia e nel tempo modo di rivelarsi con tutta la sua rabbia distruttrice. Nel 1898 scoppiano i moti popolari e a Milano la stessa mitraglia aristocratica di nome Umberto, agente per opera del generale Fiorenzo Bava Beccaris, stermina con le bocche di fuoco centinaia degli insorti, premiando la sua viltà con una medaglia. Il sangue versato sarà coraggiosamente restituito dalla mano di un altro anarchico, l’ultimo della storia di Umberto primo, Gaetano Bresci, che nel 1900 ammazza il sovrano. La risposta violenta di Passannante , Acciarito, Bresci, e degli altri rivoltosi del regno d’Italia è la stessa che ha animato e continuerà ad animare lo scontro fra la parte che detiene con la forza il potere delle cose e delle azioni e direttamente se ne alimenta e quella che in nome dello stesso potere viene sacrificata e tenta di liberarsi. In forme e gradi diversi di coercizione legalizzata, i gruppi e le figure di potere, derivanti dall’attuale gerarchia sociale, ogni giorno, esercitano il mantenimento della loro autorità; ancora di più chi perturba, e in forma ancora maggiore chi tenta di rovesciare, tale autorità viene colpito da forme di contenimento violento; Il salario, la bocciatura, la censura, il tso, il carcere, le armi sono solo alcuni dei mezzi utilizzati che rendono la nostra una società chiaramente violenta. Nonostante la percezione di uno stato placido delle cose , costruito dalla propaganda di normalizzazione ed occultamento della sopraffazione, che tenta di delineare quella giusta e quella sbagliata, mistificando la realtà se necessario, quello che dalla monarchia di Umberto primo re mitraglia alla repubblica attuale non ha conosciuto cambiamento è che il disobbediente sarà soffocato, qualsiasi sia la sua motivazione, com’è nitidamente dimostrato dalla repressione del movimento no tav, dei gruppi di occupazione e di lotta per la casa e dei movimenti antagonisti in genere. Se esiste ribellione esiste scontro violento e per questo ricordiamo Giovanni Passannante come un eroe rivoluzionario e non come un insieme di resti cranici custoditi in un museo di criminologia, nel modo che ancora tentano di indurci a fare.

Non votare!

La società sottoposta all’economia del capitale ti impone e ti abitua a delegare le tue scelte e le tue azioni ad altri individui che dovranno decidere per te: verrai omologato ad un programma (mai rispettato), ad un partito e all’interesse generale (che non è interesse di nessuno, se non di chi lo nomina nei suoi discorsi). Per perseguire l’interesse di pochi, ci si giustifica con il voto di molti: il governo, ovvero il potere rivendicato da pochi individui di prendere le decisioni per tutta la comunità, è sempre teso a favorire gli interessi di chi, nella gerarchia sociale, è più potente, secondo la logica per cui il potere protegge e fa gli interessi solo di sé stesso. Ogni politico, ministro, parlamentare, sindaco, consigliere o sindacalista perseguirà i propri interessi, avendo come fine quello di rimanere al potere e avendo come azione quella di favorire chi finanzia le loro campagne elettorali e li foraggia, ovvero gli imprenditori e i padroni. Ti  sei mai chiesto perchè nessun politico appartenga alla classe povera degli sfruttati? Credi che la democrazia possa permettere alla gente comune di governare realmente? Credi che un governo di ricchi possa mai rovinare la classe sociale a cui appartiene?

Con la campagna elettorale distolgono la nostra attenzione dalla realtà violenta che ci circonda, cercando di convincerci che perseguiranno un futuro migliore, illudendoci con speranze vane e con vuote parole: la retorica è la loro arma, il piatto sul tuo tavolo la loro merce di scambio.

Non cambierà mai nulla con il principio di rappresentanza: la democrazia è fatta per nascondere una ferrea gerarchia sociale basata sul dominio e sullo sfruttamento. Ti illudono di scegliere ciò che è meglio per te, in realtà mantengono i loro privilegi, il loro potere e le loro leggi, in modo che il più ricco avrà sempre la meglio sul più povero, il padrone sul lavoratore, l’italiano sull’immigrato, e così via; faranno gli interessi di chi comanda, lasciandoti le briciole e l’illusione della libertà.

Noi riteniamo di dover prendere le redini della nostra vita: scegliere di non scegliere, praticare un’astensione attiva, schierandosi al fianco di chi ogni giorno subisce le angherie di questa società, solidarizzando con chi è ricattato da un tipo di economia basata sullo sfruttamento, con chi non può assolvere ai propri bisogni e viene schiavizzato dal capitale, lottando ogni giorno contro la sopraffazione e il potere, praticando l’azione diretta e sabotando i loro piani!

Lo stato, il capitale, la proprietà e le sue istituzioni saranno sempre nemici dell’uomo e del suo libero sviluppo: guerre, confini, elezioni e schiavitù servono a dividerci, a non farci agire nel nostro interesse, che è conseguentemente l’interesse di tutti, non come volontà generale, dittatura della maggioranza o ideologia totalitaria, ma come libero sviluppo della possibilità di autogestirsi e vivere la propria vita senza dover sottostare a regole e leggi imposte, ma decidendo ognuno per sé, sviluppando liberamente rapporti sociali basati sul mutuo soccorso e sulla solidarietà, eliminando l’interesse privato, la speculazione, il dominio e la governabilità, l’imposizione e lo sfruttamento.

Cominciando a non votare, potremmo prendere atto della nostra volontà e resistere quotidianamente a chi ci vuole schiacciare, potremmo insorgere e ribellarci contro il potere, sabotando i loro piani! Rifiutiamo ciò che ci è stato imposto con la forza o col ricatto, rifiutiamo le loro menzogne, la vergogna di dover sottostare a chi, con una divisa o alla guida di un’azienda o dietro una cattedra o dal palco di un comizio elettorale, vuole decidere della nostra vita e dei nostri bisogni!

 

 

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